Il mantra fra gli addetti ai lavori del settore vinicolo quest’anno
era “poca quantità, ma grande qualità”. E se la prima è ormai un dato di
fatto, la seconda è ancora tutta da dimostrare. Le stime UIV-Ismea
sulla vendemmia, le uniche che abbiamo finora, parlano di un calo a
livello italiano dell’8%, causato dal caldo e dalla siccità. Pesante la
riduzione soprattutto in Friuli Venezia Giulia (-21%), Lombardia (-15%),
Umbria (-20%) e Puglia (-15%), ma vi posso assicurare che ci sono zone
in Veneto dove il calo è stato dell’ordine del 40-50%.
Per quel che riguarda la qualità difficile fare previsioni in questo
momento. Ho sempre ammirato la capacità da apprendista stregone che
hanno i cantinieri e i vignaioli di prevedere il futuro del loro vino:
da un liquido che è spigoloso, acido, squilibrato, e molte volte puzza
pure, riescono a capire il vino che verrà: scorgono già il cigno nel
brutto anatroccolo. Questione di alchimie, di esperienza, sensibilità.
Ma soprattutto di assaggi continui per seguirne l’evoluzione nel tempo.
Comunque l’annata avremo modo di giudicarla nel prossimo futuro.
Una cosa però sono in grado di prevedere anch’io: l’aumento dei
prezzi. Le prime avvisaglie ci sono già, basta guardare gli ultimi dati
diffusi da Ismea sul mercato del vino all’ingrosso. Prendendo come
riferimento i mesi di agosto e settembre, il segmento dei cosiddetti
vini comuni, i più scambiati normalmente in questo momento dell’anno, ha
fatto registrare un aumento dei listini del 40% rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno, equamente diviso fra bianchi e rossi. Più
contenuto l’incremento di prezzo dei vini DOC e DOCG, nell’ordine del
14%, in questo caso a favore dei rossi. In controtendenza rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno solo il Chianti, che registra un calo
nelle quotazioni del 4,2%. In aumento anche i prezzi dei vini in Spagna,
mentre sono in leggero calo in Francia.
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